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openBIM: l’evoluzione del formato aperto IFC

Construction GIS & Infrastructure

Oggi parliamo dello sviluppo di un formato di dati aperto che può ottimizzare la resa di un progetto in BIM: approfondiamo insieme l’openBIM.

L’adozione del BIM (Building Information Modeling) nel settore delle costruzioni e delle infrastratture sta rivoluzionando i processi progettuali e costruttivi a livello italiano e non solo. Il BIM, infatti, sta rappresentando un passaggio fondamentale verso la digitalizzazione di questi settori, ma per poterlo sviluppare al meglio c’è bisogno che tutti gli attori in campo non adottino processi chiusi e mirati ad una complessa collaborazione tra i vari professionisti (closed o lonely BIM), bensì un formato di dati aperto, neutro e indipendente in modo da gestire nel modo migliore l’intero ciclo di vita di un’opera; in altre parole l’openBIM.

openBIM: lo standard internazionale dei processi

Per meglio comprendere il meccanismo dell’openBIM abbiamo la necessità di conoscere e capire quale sia il formato internazionale utilizzato per lo scambio dei dati in un processo di gestione informativa. Tale formato è il cosiddetto IFC (Industry Foundation Classes),  definito dalla norma di riferimento ISO 16739 come “formato di dati aperto e neutrale per scambiare e condividere i dati tra i vari stakeholders durante l’intero processo costruttivo”.

Il corretto scambio di dati informativi (information exchange) è di conseguenza funzione di due aspetti molto importanti, quali la disponbilità di uno standard e l’adesione a quest’ultimo di tutti i soggetti coinvolti nel processo.

Oltre al formato IFC, inoltre, l’openBIM si fonda su altri quattro elementi fondamentali:

  • Un dizionario o nomenclatura comune per la definizione delle proprietà (bSDD – buildingSMART Data Dictionary), normato dalla ISO 12006-3;
  • Un processo per definire le esigenze degli scambi informativi (IDM – Infomation Delivery Standard), normato dalla ISO 29481;
  • Un metodo per determinare le parti di dati di un modello che soddisfino determinati scopi o utilizzi (MVD – Model View Definition);
  • Un formato standard per comunicare eventuali problematiche all’interno di uno o più modelli di dati (BCF – BIM Collaboration Format).

Leggi anche: Standard BIM: quali sono e cosa sapere

Questi cinque elementi racchiudono il core dell’openBIM, di cui il principale ente formatore e promotore degli standard è buildingSMART International (bSI).

Storia ed evoluzione dell’IFC

Per quanto strano possa sembrare, ben prima dell’IFC esistevano altri standard ben più famosi e utilizzati quali, ad esempio, il PDES (Product Data Echange Standard) e successivamente nei primi anni Novanta l’STEP (Standard for The Echange of Product Data Model).

Nella seconda metà degli anni Novanta, però, l’IFC iniziò sempre più a prendere piede (grazie anche alla crescente domanda in campo edile e civile) al punto che nel 1997 venne ufficializzata la sua prima versione. Dalla versione 2×3, ancora oggi la più utilizzata nel nostro Paese, buildingSMART iniziò a lavorare sulla nuova versione del formato IFC 2×4 (meglio conosciuta come IFC 4), rilasciata nel marzo 2013 e ufficializzata con lo standard ISO 16739. Con questa nuova versione vi fu una prima apertura al mondo delle infrastrutture (il cosidetto ‘BIM orizzontale’). Questo aspetto fu molto importante, tenuto conto che fino a quel momento la quasi totalità delle opere BIM furono legate prettamente al mondo edile (nonché il ‘BIM verticale’).

Dopo anni di lavoro che ha coinvolto due tra i più grandi progetti di bSI (IfcRail e IfcInfra), nel 2022 è uscita l’ultima versione dell’IFC, la 4.3, che rappresenta ad oggi un punto di svolta fondamentale per racchiudere in un unico formato sia il BIM verticale che quello orizzontale.

openBIM: futuro e possibili nuove applicazioni

Come accennato nel precedente paragrafo, con il nuovo IFC 4.3 si è entrati in un nuovo scenario dell’openBIM da poter applicare a tutti gli asset civili e infrastrutturali, includendo entità quali strade, ferrovie e ponti. A questo punto sorge spontaneo chiedersi cosa ci potrà riservare il futuro in questo ambito e quali altre possibilità ci saranno da implementare per rendere l’openBIM ancora più inclusivo e ampio.

Come è facile poter immaginare, sono ancora molti i temi aperti e da trattare. Uno dei più importanti è l’estensione del nuovo formato, in particolare per le entità quali le gallerie (finora non incluse nello standard 4.3). Questo nuovo aggiornamento, così come altre modifiche, saranno presto pubblicate con il nuovo IFC 4.4.

Un’altra importante attività che bSI implementa e che richiederà un grande investimento temporale e di risorse sarà la standardizzazione dei nuovi formati; aspetto spesso sottovalutato ma il cui investimento è particolarmente oneroso.

Infine, nel prossimo futuro, data la crescente domanda di digitalizzazione delle nostre città, bSI sta focalizzando molte delle sue forze e attività per ampliare il campo di applicazione nell’interoperabilità dei vari standard, ottimizzando l’IFC in modo da “essere utilizzato in un ambiente transazionale e multidisciplinare” (Richard Kelly, Direttore Operativo di bSI).

openBIM: conclusioni

Come abbiamo visto, l’approcio all’openBIM può garantire notevoli vantaggi per i vari professionisti, migliorando la qualità dei flussi di lavoro e la collaborazione multidisciplinare tra i team coinvolti. La necessità di avere un linguaggio comune, oltre ai vantaggi già citati, porterà allo sviluppo dell’intera filiera dell’AEC (Architecture, Engineering and Constrction). Questo permetterà di svincolarsi euestasvincolarsi s diventare indipendente dall’uso di specifici software, nonché di fare un enorme salto di qualità in un settore che da anni necessitava di essere svecchiato.

Articolo a cura di Giuseppe Marco Trovato - BIM Specialist e BIM Coordinator.