Da qualche mese Autodesk parla del “futuro del fare le cose”, brutta traduzione di “The Future Of Making Things”. Cosa esattamente vuole comunicare Autodesk al mercato? Qual è il vero messaggio di questo slogan?
Durante l’ultima edizione di Autodesk University, che si è tenuta a Las Vegas lo scorso Dicembre 2014, Autodesk ha lanciato questa visione del futuro che ha voluto chiamare #FutureOfMakingThings.
Questa visione tratta di come, secondo Autodesk, sarà il futuro del business dei suoi clienti e di come Autodesk intende reagire.
Se consideriamo che, storicamente Autodesk ha basato il suo business su due rivoluzioni tecnologiche nel campo della progettazione come il passaggio “dal disegno manuale al disegno supportato dal computer (CAD)” per poi essere presente come leader nel passaggio “dal CAD alla modellazione”, oggi i clienti Autodesk stanno fronteggiando una nuova era di cambiamento tecnologico: la transizione “dalla modellazione ai sistemi connessi”.
Questa visione ci da indizi per comprendere le ragioni della direzione che recentemente Autodesk sta imboccando adottando tecnologie Cloud e, quindi, posizionare Autodesk come partner affidabile ed esperto per poter affrontare questa trasformazione guidata dalla tecnologia.
Infatti, se guardiamo alle recenti acquisizioni e scelte di Autodesk come ad esempio PLM360, Fusion360, A360, il nuovo modello di distribuzione e gestione delle licenze, risulta chiaro come la sua visione sia strettamente legata al Cloud. L’obiettivo è quello di integrare la tecnologia Cloud con l’attuale piattaforma Autodesk in modo da rinnovare le sue soluzioni facendole diventare aperte, scalabili, e su piattaforma unica.
Le premesse da cui nasce la storia di questo “The Future of Making Things” sono:
- La tecnologia sta cambiando il modo in cui i clienti progettano e costruiscono le cose
- Autodesk ha sempre avuto un ruolo centrale nell’aiutare i clienti attraverso i cambiamenti dirompenti nella loro tecnologia, quindi
- Autodesk è ben posizionata per creare la prossima generazione di strumenti per la progettazione e produzione di cose.
Come dicevo, durante l’ultima versione dell’Autodesk University è stata fatta la prima presentazione al grande pubblico di questa visione.
Tra i molti messaggi, ritengo particolarmente stimolante il Keynote di Jeff Kowalski, Autodesk SVP e Chief Technology Officer, il quale ha voluto raccontare la lezione che Autodesk sta imparato dalla natura.
Tra l’altro ha detto: “Abbiamo iniziato a pensare al processo di progettazione come un processo vivente, e alle cose che creiamo come esseri viventi. Non possiamo continuare ad usare gli stessi vecchi processi per rendere le cose che progettiamo significativamente migliori, o anche vivere in modo sostenibile sul nostro pianeta. Le prossime innovazioni consisteranno nel cooptare alcuni dei reali processi della natura, portando ciò che funziona dal mondo vivente al mondo delle cose che creiamo.”
Se pensiamo ai sistemi tradizionalmente complessi e di grandi dimensioni; quali astronavi, aerei e automobili; ai prodotti di uso quotidiano connessi a Internet; come i dispositivi indossabili per il fitness, elettrodomestici e sistemi di intrattenimento basato sull’informatica per autovetture; i prodotti che facciamo stanno diventando sempre più complessi, multi-disciplinari, e interconnessi. Questo richiede un cambiamento nel nostro approccio al design: dalla definizione dei modelli digitali 3D di parti e assiemi alla definizione di interi sistemi; dall’analisi di componenti isolati all’analisi di interi sistemi; dal fornire un prodotto che soddisfi i requisiti tecnici al fornire una capacità operativa che soddisfi un problema di business.
Tutto questo lo possiamo definire parte dell’Era della Connessione che viene dopo l’Era della Documentazione (CAD) e l’Era dell’Ottimizzazione (Modellazione).
Se nell’Era della Documentazione lo scopo principale dei processi di progettazione era quello di avere la miglior definizione geometrica dell’oggetto che si intendeva produrre, nell’Era dell’Ottimizzazione l’obiettivo si espande fino a diventare quello di assicurarsi che il proprio progetto funzioni. Ai giorni d’oggi, nell’Era della Connessione, oltre a tutto ciò, vorrete anche assicurarvi di poter ottenere il modello giusto, magari selezionandolo all’interno di una vasta gamma di differenti soluzione pensate per incontrare un mercato che spinge sempre più verso la personalizzazione.
Autodesk è solo all’inizio di una strada che promette di essere ricca di nuove strade da percorrere. Che Autodesk sia molto sensibile a tutto questo ne è anche prova quanto abbia di recente investito nel settore educational liberalizzando l’uso dei propri software per le scuole di ogni ordine e grado. Ma anche gli investimenti rivolti alla democratizzazione della ricerca, promuovendo il movimento dei Makers o creando quel laboratorio di ricerca e creazione, aperto 24 ore su 24 e 7 giorni su 7, che si chiama PIER9 a San Francisco.
A questo proposito vi consiglio di dare un occhiata al sito dedicato ai Maker. La cosa interessante è che si presenta proprio come un social forum che faccia da fucina di idee e innovazioni.
Non dissimile l’esperienza del Pier 9 dove i creativi di tutto il mondo, dopo un training sulla sicurezza, possono usare tutte le attrezzature di ultima generazione messe a disposizione per la creazione delle proprie idee.
Infine, se vi fa piacere, date un occhiata a questo filmato che, intenzionalmente visionario, rende un idea di cosa Autodesk stia perseguendo: