La rivoluzione del BIM ha interessato svariati ambiti della progettazione architettonica, e non poteva non coinvolgere uno dei segmenti più affascinanti dell’architettura quello del lighting design.
Grazie ai software di nuova generazione è possibile ideare, simulare, controllare il comportamento delle fonti luminose per modellare qualsiasi tipo di ambientazione. Sempre più spesso molte case produttrici di apparecchi d’illuminazione si stanno attrezzando con librerie dei loro prodotti in ambito BIM.
Qual è il vantaggio effettivo rispetto alle tradizionali librerie CAD 2D e 3D?
Sicuramente la possibilità di potere inserire tutte le caratteristiche tecniche del prodotto e di poterle poi gestire in fase di computo metrico e restituzione grafico-visiva. Fondamentale in questo processo è la qualità delle fotometrie, che escono dai laboratori certificati delle aziende e che, introdotte in un buon motore di rendering possono ricreare in maniera fedele l’effetto luminoso prescelto. Uno dei formati più diffusi è sicuramente l’estensione .IES, un formato digitale che racchiude tutte le informazioni della fonte luminosa: Lumen, colore, ecc. In un sistema BIM avanzato come quello di Revit è possibile caricare questo tipo di formato all’interno della famiglie unitamente ad un qualsiasi file tridimensionale dell’apparecchio luminoso e associagli quindi tutte le informazioni utili in fase progettuale: fotografia, link dinamico alla scheda tecnica di prodotto, potenza, assorbimento, temperatura di colore, cablaggio, grado Ip e Ik ecc. Ogni utente è in grado di personalizzare i propri corpi illuminanti.
L’attenzione quindi si sposta da un discorso di mera rappresentazione visiva, ad esempio un rendering fotorealistico, ad uno di controllo e gestione degli elementi progettuali, in questo preciso caso le luci.
Inserire librerie BIM di apparecchi di illuminazione vuol dire gestire i costi, direttamente dalle tabelle di computo, ed avere delle precise distinte ed elenchi progettuali completamente. Progettare attraverso le tabelle di computo e i dati numerici: questa è la vera rivoluzione del concetto di BIM.
Molte aziende all’avanguardia stanno approntando le loro librerie in formato Revit per poterle distribuire gratuitamente a tutti gli utenti interessati al lighting design. Più sono accurate le fotometrie maggiore sarà la resa fotorealistica dei rendering e delle simulazioni. La differenza sostanziale con i più tradizionali blocchi 3d nei più diffusi formati (DWG, DXF, 3DS, ecc.) sta proprio nel fatto che tutte le informazioni tecniche e dimensionali seguono l’oggetto e possono essere richiamate ed editate in qualsiasi momento. Non solo in caso di revisioni, spostamenti, cambi e modifiche il tutto si aggiorna in tempo reale.
Per le aziende produttrici è un vero e proprio vantaggio competitivo in quanto possono essere prescritte in maniera univoca all’interno dei progetti. Per i progettisti è indispensabile poter coordinare in tutte le fasi del progetto e utilizzare elementi “reali” e non solo apparecchi generici. In Revit le fotometrie possono essere tranquillamente caricate in ogni famiglia di dispositivo luminoso e utilizzate in tutte le ambientazioni. Attraverso alcuni comandi si possono gestire anche le visibilità dei bulbi luminosi.
Con Revit è quindi ora possibile simulare il comportamento fisico della luce, visualizzarlo nel rendering ma soprattutto arricchire il progetto di tutte quelle informazioni tecniche e dimensionali oramai indispensabili in un’ottica BIM.
Attualmente rimane fuori da un prodotto come Revit la verifica illuminotecnica vera e propria delegata nella maggioranza dei casi a prodotti come Dialux e Relux, Prodotti specifici scaricabili gratuitamente dai loro rispettivi siti web. Non è detto che in futuro, viste le recenti tendenze di analisi e simulazione, si possa trovare anche all’interno di Revit questo tipo di approccio.