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CDE: definizioni e caratteristiche del Common Data Environment

Che cos'è il CDE? Una domanda centrale per ogni esperto di BIM: ecco dettagli, definizioni e specifiche del Common Data Enviroment

Dopo aver introdotto i concetti alla base del BIM, oggi affronteremo un argomento che, complici anche gli avvenimenti degli ultimi anni, come la pandemia, la quale ha modificato in maniera sostanziale le nostre abitudini di vita e lavorative, si è fatto strada in maniera prepotente nel mondo della progettazione, cambiando il nostro modo di concepire un progetto, e aprendo nuove possibilità, impensabili fino a poco tempo fa. Il Common Data Enviroment.

Che cos’è il CDE? Definizione e legislazione e caratteristiche.

Il termine CDE, acronimo anglosassone di Common Data Enviroment, compare per la prima nella Norme BS 1192:2007, successivamente viene rielaborato nella PAS 1192-2:2013 adattandolo alla fase progettuale-realizzativa di un progetto BIM. Nelle Norme PAS 1192-3:2014 viene esteso l’uso del CDE anche alla fase di esercizio e gestione dell’opera.

CDE: lo scenario normativo

Ma è con la Norma BS EN ISO 19650-1-2:2019 che si giunge all’unificazione delle due precedenti e alla definizione di CDE come la conosciamo oggi, la quale definizione, sono la base per la Norma UNI 11337, la quale tratta, appunto la regolamentazione in materia di progetti in ambito BIM. All’interno della UNI 11337, la Parte 5, tratta i flussi informativi nei processi di digitalizzazione, e definisce con l’acronimo ACDAT, l’Ambiente di Condivisione Dati, come corrispettivo dell’acronimo anglosassone CDE.

La Uni 11337 definisce l’ACDAT come “Ambiente di raccolta organizzata e condivisione dei dati relativi a modelli ed elaborati digitali, riferiti ad una singola opera e ad un singolo complesso di opere”. In Questo scenario, l’ACDAT, assume un ruolo centrale e primario all’interno del processo progettuale. I software di authoring, non rivestano più il ruolo centrale all’interno di un progetto, ma vengono inquadrati in una struttura più ampia, che tiene conto di molteplici aspetti non prettamente legati alla geometria 3D o 2D in sé, ma a tutte le informazioni ad essa collegate e non veicolabili direttamente nel file di modello.

Queste informazioni possono essere documenti, file di vario tipo, ma anche processi di validazione, approvazione, che permettono di tracciare i passaggi decisionali che hanno portato un progetto a raggiungere lo stato di sviluppo al quale lo stiamo osservando.

Le caratteristiche del CDE

Vediamo adesso, quali sono le caratteristiche e gli scopi di un CDE.

  • Centralità del dato: La prima caratteristica che ritroviamo in un CDE è la centralità del dato. L’accentramento delle informazioni è la prima misura atta a prevenire la duplicazione e la non conformità del dato. Ogni disciplina coinvolta nel progetto è parte integrante della consistenza del dato, mediante uno scambio, gestito, di informazioni.
  • Centralizzare gli utenti: L’accesso ai dati e ai processi è incentrato sull’Utente, inteso come persona fisica, la quale si autentica tramite credenziali digitali, per accedere alle informazioni presenti all’interno del CDE. L’accesso può avvenire in maniera diretta oppure attraverso raggruppamenti come i Ruoli e le Società di appartenenza dei singoli utenti. Ruoli, Utenti e società sono sottoposti ad un controllo accessi, il quale determina, per ciascun raggruppamento, quali aree del progetto sono accessibili e con quali permessi.
  • Storicizzare il dato: File Versioning, la consistenza del dato non si limita a ciò che stiamo “lavorando” in quel preciso momento, ma comprende anche lo storico costituito dalle versioni precedenti. Tali versioni costituiscono la cronologia delle modifiche del file, ne permettono il confronto e il recupero in caso di necessità.
  • Stati di lavorazione dei contenuti informativi: La Norma 11337:5 definisce i ruoli, le regole ed i flussi necessari alla produzione, gestione e trasmissione delle informazioni e la loro connessione e interazioni nei processi di costruzione digitalizzati. In particolare, gli stati di lavorazione del contenuto (L0-L3) rappresentano i passaggi che un contenuto effettua, durante il suo avanzamento nelle fasi progettuali. In questo scenario, il CDE si adatta al flusso lavorativo, predisponendo le strutture atte a supportarlo. In questo scenario, il CDE si adatta al flusso lavorativo, predisponendo le strutture atte a supportarlo.
  • Struttura cartelle: Un CDE è di per sé una scatola vuota, che necessita una configurazione dettagliata, che tenga conto delle Normative, e delle peculiarità del progetto. La struttura delle cartelle ne costituisce l’ossatura principale.
  • Coordinamento Multidisciplinare: Per le sue caratteristiche di aggregazione dei dati, il CDE, si presenta come l’ambiente ideale per il coordinamento multi disciplinare, fornendo al BIM coordinator la possibilità di attingere a dati univoci, e di comunicare in maniera efficace, le criticità a tutti i membri del progetto.
  • Gestire i problemi: Il CDE fornisce agli utenti un ambiente collaborativo, nel quale sono presenti strumenti in grado di consentire l’individuazione, l’allocazione, il tracciamento e la risoluzione di una criticità, attraverso un processo predefinito.
  • Processi: La grande quantità di informazioni, concentrate in una struttura datacentrica, necessita di processi strutturati, al fine di gestire in maniera efficace l’evoluzione del progetto. L’approvazione di uno o più documenti, è il primo esempio di applicazioni di un processo in un ambiente di lavoro, mirato al tracciamento di un’attività e all’esecuzione di azioni predefinite a seconda dell’esito del processo stesso.

L’insieme di processi, procedure e standard, utilizzati in un CDE, possono facilmente raggiungere un livello di complessità tale da richiedere la creazione di documentazione specifica, contenente le informazioni relative al corretto utilizzo del CDE, una sorta di manuale operativo, che diventa, così, parte integrante della documentazione aziendale in ambito control.

CDE: l’ambiente in cui il progetto nasce, si sviluppa, e si evolve

Il CDE è un grande contenitore di dati, organizzati, e correlati tra di loro, tanto più il progetto progredisce, quanto più la quantità di dati aumenta, instaurando una rete di relazioni, tra documenti, ma anche tra oggetti presenti nei modelli e documenti archiviati nella struttura del CDE stesso. Quando un’opera viene ultimata, il suo corrispettivo digitale è definito “As built” ovvero, così come è stato realizzato, ma è chiaro che questa definizione non si può ridurre ad uno o più modelli, ma piuttosto ad un ecosistema che contiene i dati e li mantiene in relazione gli uni agli altri.

Composizione del CDE e Facility e Assets Management

In quest’ottica, il CDE diventa il supporto che mantiene “vivo” il modello digitale, così come è stato realizzato, comprensivo di modelli, elaborati grafici, schede tecniche, e documenti collegati tra di loro da una serie infinita di dipendenze. Se pensiamo al progetto in quest’ottica, non possiamo ridurre la consegna ad un semplici invio di elaborati, perché questa sarebbe un’immagine estemporanea del progetto e non un modello in continua evoluzione. Evoluzione che avviene costantemente, dal momento in cui un opera entra nella fase di esercizio, dovuta a manutenzioni, modifiche, che col passare del tempo fanno perdere consistenza al nostro As built. Il CDE è sicuramente un punto di partenza importante per ottenere un gemello digitale, ma nella fase di gestione dell’opera, subentrano nuove esigenze, che necessitano nuovi strumenti per mantenere vivo il dato del nostro progetto.

Facility e Assets Management sono le discipline che si occupano di gestire il progetto nella sua fase di esercizio, tramite strumenti specifici. Il CDE resta comunque uno strumento fondamentale, perché grazie ai dati strutturati in esso contenuti, permette di traghettare il nostro progetto dalla fase realizzativa a quella di esercizio, all’interno di strumenti di gestione, e di interfacciarsi con quest’ultimo anche nelle future fasi di aggiornamento dell’opera e dei modelli ad essa correlati, perché in grado di comunicare con un linguaggio universalmente condiviso da tutti i sistemi informativi: il dato strutturato.

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